Cose dell’altro Mondo – parte Quinta

I simboli vorticavano senza sosta,

cambiavano posizione governati da un apparente caos;

ma la sua vista, da sempre una spanna sopra gli altri,

aveva fatto il suo dovere.

Aveva visto qualcosa di strano.

Un bagliore diverso dagli altri che scintillavano.

In qualche modo familiare.

Nonostante l’adrenalina fosse arrivata a livelli esorbitanti,

questo non gli impedì di pensare un attimo con lucidità:

“Devo arrivarci, so cosa devo fare”

Ma sembrava che ogni secondo in più passato li dentro, contribuisse a far accelerare ancor di più i simboli che ruotavano.

Ormai gli girava la testa.

“Ora o mai più”

Fece un balzo in avanti e colpì con tutta la sua forza un simbolo, estremamente familiare a ciò che era raffigurato nel medaglione.

Il meccanismo si sblocco istantaneamente.

Rimase a guardare un attimo il simbolo, non più in rilievo come gli altri, ma schiacciato a livello della parete, finchè..

Il pavimento non gli manco da sotto i piedi.

Precipitava, in modo spaventosamente veloce, senza poter aggrapparsi a nulla.

Si chiese per quanto sarebbe durata la discesa e se sarebbe sopravvissuto.

Quella domanda ebbe risposta quando, dopo quelli che parvero almeno 2 minuti, si fermò.

Era come se un minuscolo e strettissimo ascensore fosse precipitato per centinaia di piani e si fosse arrestato con dolcezza inaudita, quasi vi fosse un magnete sotto ad attutire la caduta.

Si alzò, stordito e incredulo per come potesse essere ancora vivo.

Si ritrovò di fronte una apertura tanto stretta quanto quella da cui era entrato.

Non aveva tempo per riprendersi.

Sapeva che le cose potevano solo peggiorare ancora.

Non aveva scelta, doveva uscire.

Cercò di non pensare, anche stavolta, a come avrebbe fatto a tornare indietro.

“A quel problema penserò dopo che avrò risolto tutti gli altri” disse a se stesso.

Ciò che non poteva immaginare,

è che sarebbe rimasto sbalordito ancor più di prima.

Era finito in un posto immenso, probabilmente grande quando quello superiore, ma dal soffitto estremamente basso.

Illuminato da torce di fuoco color blu,

il soffitto recava delle incisioni incomprensibili.

Le tozze colonne stavolta modellate come dei draghi.

Minacciosi e vigilanti sul tesoro che gli si presentava davanti.

Forzieri, armi leggendarie, tesori, oggetti magici,

antichi manoscritti, barattoli pieni di sostanze colorate,

denti grandi come librerie…

Quel posto forse conteneva ancor più meraviglie di ciò che aveva visto al piano superiore.

Eppure qualcosa lo terrorizzava, c’era qualcosa che non andava. Aveva un brutto presentimento.

Senti un lieve battito, ritmico, costante, come un cuore che pulsava.

Iniziò a camminare, guidato da quel suono.

Camminò per molto, molto tempo.

(Quanti decenni ci sarebbero voluti per fare un inventario di quel posto? Non riusciva a vedere neanche la fine della sala!)

Dopo quella che parve almeno un’ora

(come sarebbe riuscito ad orientarsi per tornare indietro?)

vide un bagliore azzurro in lontananza.

Il battito aumentava…

Capì subito che si trattava di qualcosa di gigantesco.

Il battito aumentava ancora…

Un’ondata di gelo lo travolse quando si trovò a fissare  un iceberg che si ergeva maestoso per almeno 80 metri.

In corrispondenza di esso il soffitto di alzava tantissimo fino a non essere più visibile.

Il ghiaccio pareva non potesse mai sciogliersi, anche se con il freddo che c’era lì sotto sarebbe stato comunque molto difficile.

Ma ciò che lo pietrificò non fu l’iceberg, ma quello che custodiva all’interno.

Esisteva.

Non era una leggenda.

Non poteva credere di avere di fronte la creatura più spaventosa di ogni era del Mondo.

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