Nelle parti 1-2:
“Aprì gli occhi e per poco non gli venne un infarto. Dove era finito? Doveva agire in fretta. Continuò lentamente, dosando ogni milligrammo di ossigeno esperando con tutto se stesso di farcela. In un istante che sembrò non arrivare mai, finalmente riemerse. E quel che vide non fu facile da realizzare.”
“Cominciava ad essere preoccupato. Aveva la netta impressione di non essere solo. Finché, il terreno non gli mancó da sotto i piedi: cadde con violenza per diversi metri in un cratere che si era aperto sotto di lui. Atterrò male. Gli faceva male dappertutto. Guardò in alto: un paio di metri sopra di lui si ergeva una figura a 4 zampe. Possente. Cercò di mettere a fuoco quell’essere, quando perse i sensi e improvvisamente tutto divenne buio.”
Un odore pungente risvegliò in un istante i suoi sensi.
Legno bruciato misto a qualcosa che gli ricordava i mirtilli.
“Ma tu senti un po’” pensò.
Si trovava disteso su una superficie che non seppe identificare al tatto.
Sembrava estremamente liscia. Aveva come la sensazione che essa accompagnasse ogni curva del suo corpo in modo quasi naturale.
Le sue percezioni sensoriali erano aumentate, così come la sua fame.
“Quanto darei per essere al Covo” pensò immaginandosi davanti ad un piatto di ravioli al forno con la besciamella che tanto amava.
Si trovava all’interno di una stanza circolare, piena di una vegetazione a lui sconosciuta tutt’intorno e avente un foro centrale alla sommità dove filtrava la luce.
Lui si trovava leggermente sopraelevato rispetto al terreno e aveva la strana sensazione di essere sospeso in aria.
Provò a muoversi.
Ed è in quel momento che sperimentò una cosa stranissima: cercò di divincolarsi dalla superficie sulla quale era disteso, ma era come se tale materiale opponesse resistenza ai suoi spostamenti, riscaldandosi e aumentano l’attrito con la sua pelle.
“Ma veramente? Beh perlomeno sentirò un po’ meno freddo” pensò.
Ed era maledettamente vero, lì dentro c’era proprio freddo.
Decise di imprimere più forza ai suoi movimenti quando, finalmente, riuscì ad interrompere il contatto tra la sua pelle e la strana superficie dalla forma mutevole.
Si stiracchiò e mise bene a fuoco ciò che lo circondava.
Si rese subito conto della gravita del problema: dove diamine era la porta di uscita?
Un onda di panico voleva impadronirsi di lui, ma era troppo esperto per farsi fregare;
no, l’avrebbe vinta lui con un po’ di raziocinio e sangue freddo.
Stava per poggiare un piede per terra quando, grazie al cielo, decise che era meglio dare un’occhiata a ciò su cui stava per poggiare i piedi; a dispetto della vegetazione, di per sé singolare ma sicuramente non sbalorditiva rispetto a ciò che aveva già visto nel corso della sua vita, il pavimento sembrava essere fatto di argento liquido.
Non solo, ma quando avvicinò il piede, il pavimento vibrò impercettibilmente quasi fosse un sensore pronto a captare un segnale e trasmetterlo a chi di dovere.
Decise che fosse cosa saggia non poggiare i piedi per terra.
Allora come uscire?
Capì che l’unica reale via d’uscita era il foro alla sommità della stanza.
Ci sarebbe passato?
Con un po’ di fatica ci sarebbe riuscito, ma comunque valeva la pena provare;
l’alternativa era quella di attendere impotente il suo destino.
Per fortuna non gli era mai mancata l’agilità atletica: con una spinta ben assestata dalla base su cui risiedeva la strana superficie dalla forma mutevole, saltò e arrivò a quello che a suo avviso era il più robusto degli alberi della circostante vegetazione.
Rapido e silenzioso arrivò rapidamente nel punto più vicino al foro della salvezza: allungandosi in modo quasi sovraumano, riuscì a trovare una base esterna per le sue mani in modo da darsi una spinta e sollevare il suo peso.
Con altrettanto sforzo, in realtà con tutto lo sforzo che aveva in corpo, si sollevò e riuscì ad uscire da quella stanza.
Ebbe appena il tempo di saggiare l’aria quando senti un oggetto rapidissimo passargli vicino l’orecchio.
Sapeva già trattarsi di una freccia; istintivamente si abbassò, appena in tempo per evitare la seconda e poi la terza.
Per evitare la quarta però, dovette rotolare su se stesso ma… fu troppo rapido.
Con il piede perse la presa e cadde giù dal tetto circolare.
Mentre cadeva sentì delle voci.
Ebbe l’impressione che fosse solo l’inizio.